The book of Memories: Micaela Guerciotti

Probabilmente la prima volta che ho assistito ad una competizione di ciclocross non avevo ancora iniziato a camminare.

Il ricordo delle domeniche trascorse sui campi di gara è vivido nella mia memoria e mescola il freddo delle temperature invernali al calore delle persone che gravitavano attorno a quel mondo, fatto di agonismo, impegno e voglia di arrivare primi, ma anche di solidarietà, amicizia e sostegno reciproco.

Io e Alessandro siamo sempre stati molto legati, più che fratelli eravamo “migliori amici”. Abbiamo trascorso la nostra infanzia insieme. A quei tempi, se avevi la fortuna di avere una nonna disponibile a tempo pieno, potevi evitare la frequentazione di asili e scuole materne. Io e Ale siamo cresciuti con la nonna Mimi, la mamma di mia mamma, ed eravamo sempre insieme. Avevamo una fervida creatività e giocavamo tantissimo, anche a fare gli imprenditori. Trascorrevamo molto tempo nella nostra casa in montagna con la nonna e quando i nostri genitori venivano a trovarci il fine settimana, li accoglievamo con una sorta di mercatino, dove ogni oggetto presentato aveva ben esposto il suo prezzo.

I primi anni di attività non sono stati facili. Ricordo che alle 12.30 lasciavo il negozio per andare ad aiutare i miei genitori nella storica trattoria I TRI BASEI, in zona Ortica, dove servivo ai tavoli come cameriere. Stessa scena si ripeteva la sera, dove mi ripresentavo alle 19.45 per il giro serale di servizio. Ai TRI BASEI c’era anche un giardino con il gioco delle bocce, dove nei primi anni ’60 mi divertivo a vincere gare interminabili contro gli anziani del quartiere.

Essere parte della famiglia Guerciotti, ma anche della più ampia famiglia del cross, mi ha temprato anche nello spirito. Ricordo che ogni volta che presenziavo ad una gara, ero circondata da persone che mi sorridevano, si avvicinavano, mi parlavano e scherzavano con me in quanto ero la “figlia del Paolo”. Questo mi ha portata fin da piccola a sviluppare un approccio con le persone estremamente cordiale e socievole, che di sicuro era già parte della mia indole, ma che è andato a rafforzarsi di giorno in giorno. Non avevo paura di mettermi in gioco e non soffrivo di alcuna timidezza. Alla festa dei 20 anni Guerciotti, nel 1984, quando avevo appena compiuto 7 anni, ero stata scelta come la “madrina” d’eccezione per consegnare a tutti gli ospiti il prezioso regalo. In poche parole, ero sempre al centro dell’attenzione, ma questo non mi pesava per nulla.

Quando ero poco più che una ragazzina, è arrivato poi il momento di un ruolo che mi ha accompagnato per diversi anni. Quello della Miss fissa destinata a premiare i vincitori del Gran Premio Guerciotti. Ovviamente ero un po’ impacciata in quei momenti, ma mio papà era orgoglioso di stare in piedi sul palco accanto alla sua bambina. Quello che mi fa sorridere oggi è scorrere le foto delle passate edizioni del Gran Premio Guerciotti e ritrovare nel mio abbigliamento, nelle mie acconciature e nel modo di vestire, una vera cronistoria della moda dagli anni 80 agli anni 2000.

Nel 1994 mi sono molto appassionata al cross. Ricordo che quella stagione ho affiancato mio padre in numerosissime gare sul fango e sono andata con lui anche ai mondiali di Koksijde, ai tempi in cui Vito Di Tano era direttore tecnico della nazionale. Ci sono stati momenti in cui mi aveva anche solleticato l’idea di provare a mettermi in sella ad una bici e mettermi alla prova in qualche gara. La forma fisica non mi mancava, perché ero una tennista agonista e partecipavo a numerosissimi tornei regionali e nazionali, ma l’amore per la racchetta ai quei tempi era stato più forte di quello per la bici.

Una volta laureata, sono entrata in azienda ed ho lavorato per tre anni con mio padre e mio fratello. Capivo però che il contributo che potevo dare era limitato, proprio perché limitata era l’esperienza che avevo fatto fino a quel momento. Sapevo che per permettere alla nostra azienda di fare il salto in termini di marketing e comunicazione, avrei dovuto formarmi all’esterno. Per questa ragione ho deciso di intraprendere un nuovo percorso e sono entrata a far parte di una importante multinazionale di matrice americana, leader nel suo settore. Era un mercato lontano da quello delle bici, ma si è rivelata un’ottima scuola nella promozione e nella vendita di prodotti ad elevato valore aggiunto, proprio come lo sono le nostre bici.

Quando nel 2019 ho ricevuto il premio come miglior venditore europeo della nostra azienda, superando l’agguerrita concorrenza di decine e decine di venditori di diversi paesi, quasi tutti uomini, ho compreso che era arrivato il momento di tornare “a casa”.

Ed eccomi qui, rientrata a pieno ritmo nel nostro team da giugno dello scorso anno. Di cose ne sono successe nel frattempo, i progetti ai quali sto lavorando sono diversi, complessi ma estremamente emozionanti. Soprattutto perché mi trovo a parlare di un prodotto che non è solo carico di storia, ma che porta il mio nome ben visibile.

Il mio obiettivo è oggi quello di rendere il marchio Guerciotti, un brand di riferimento nel nostro mercato, perché creare prodotti unici nella tecnica e nel design è fondamentale, ma bisogna essere anche in grado di comunicarli e di presentarli nel modo corretto, per non vanificare gli sforzi delle persone che ci mettono la testa ed il cuore nella progettazione, nella produzione, nella verniciatura e nell’assemblaggio dei nostri gioelli firmati con la stella. Una stella che brilla da 60 anni e che la cui luce, ne sono certa, continuerà ad illuminarci per molto molto tempo ancora.